ALESSIA RANIERI - Psicologa, Psicoterapeuta e PhD in Leadership Development
Il mio lavoro

Sono tanti e diversi i motivi per cui una persona può scegliere di sedersi di fronte a me sulla sedia della terapia. I problemi con cui si arriva a consultare un professionista possono essere i più svariati e possono coinvolgere aspetti diversi della nostra vita ma di solito ci sono tre elementi chiave che conducono alla scelta di chiedere un primo incontro.
Il primo è che la persona riconosce, nei suoi termini, di non stare bene o che la sua vita non va nella direzione in cui andava prima o in cui vorrebbe andasse. Il secondo è che la persona crede che le cose possano cambiare o, meglio ancora, crede di poterle cambiare se aiutata da un professionista. Il terzo è che la persona crede quel professionista possa essere io.
Per questo mi sento sempre molto onorata di poter sedere di fronte ai miei clienti e poter ascoltare le loro storie. E per questo faccio tutto ciò che è in mio potere per tutelare lo spazio e la relazione terapeutica, utilizzare al meglio le mie conoscenze professionali e aiutare la persona in ciò di cui ha bisogno.
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Con i miei studi e la mia esperienza ho imparato che non tutti i vissuti trovano un nome e sono comprensibili ed esprimibili a parole.
A volte sedersi sulla sedia della terapia è quanto più si riesce a fare per se stessi e trovare le parole per raccontare ciò che si sente o come ci si sente non è possibile. Per qualcuno può sembrare di avere molto chiaro quale sia il problema e in terapia si arriva per cercare una sorta di soluzione. A volte ci si sente semplicemente cambiati e non ci si riconosce più. A qualcuno capita di non riuscire a trovare un modo per stare di fronte a degli eventi belli o brutti che siano ed è necessario elaborare dei nuovi ruoli di vita.
In tutti questi casi è possibile che si presentino dei sintomi, che possono rappresentare delle tentate soluzioni a questioni che mettono in discussione e che possono coinvolgere le parti più intime di noi, le nostre convinzioni più profonde, i nostri valori, dunque la nostra identità.
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Nel mio lavoro terapeutico utilizzo il dialogo come strumento per comprendere le ragioni sottostanti alle scelte e ai vissuti della persona e per costruire insieme una comprensione condivisa dell'individuo e delle circostanze che vive.
Il primo passo del viaggio terapeutico è dunque proprio l'esplorazione della storia personale e delle chiavi di lettura, dunque del senso, che la persona stessa usa per muoversi di fronte agli eventi della sua vita. Una volta costruita una comprensione comune da cui partire, diventa possibile considerare insieme nuovi punti di vista che possono ampliare le possibilità di lettura delle circostanze e cambiare le scelte che la persona stessa compie di fronte a esse.
Il terapeuta si fa dunque compagno di viaggio per il paziente-cliente in un percorso di conoscenza di sé e di scoperta di nuovi possibili modi di guardare al mondo e a se stessi. Ogni percorso è unico, come unica è ogni persona che lo vive.
La terapia rappresenta uno spazio e un tempo protetto di comprensione e di scoperta condivise in cui il terapeuta è esperto di navigazione e il cliente-paziente è esperto del proprio mare interiore. La destinazione non è un obiettivo prestabilito ma piuttosto una scoperta che il paziente-cliente costruiscono insieme, a partire dalle condizioni di vita e dalla loro abilità di navigare insieme.